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Data di pubblicazione: 26/05/2016
IESA è l’acronimo di Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti, un servizio di volontariato retribuito, sostenuto dall’ASL TO4, che consiste nell’inserimento all’interno di una famiglia ospitante diversa da quella di origine, opportunamente selezionata e abilitata, di una persona che soffre di disturbi psichici.
E' un progetto che nasce come soluzione alternativa all’istituzionalizzazione per persone seguite dai Centri di Salute Mentale impossibilitate ad appoggiarsi alle proprie famiglie d’origine e per le quali l’offerta di un ambiente familiare possa avere un valore terapeutico e riabilitativo.
In cambio dell’ospitalità offerta, la famiglia riceve un contributo economico, di circa mille euro al mese, come contributo al bilancio familiare.
“E’ un progetto a cui teniamo molto – sottolinea il Direttore Generale dell’ASL TO4, dottor Lorenzo Ardissone – perché gli inserimenti in famiglia migliorano le condizioni dell’ospite, della famiglia e di tutta la comunità, contribuendo a combattere i pregiudizi e i falsi miti sulla malattia mentale”.
Le esperienze e le ricerche svolte in Italia, ma ancora prima in Europa (Francia, Germania, Olanda, Scozia, Belgio, Norvegia, Finlandia), mostrano come l'inserimento eterofamiliare possa essere altamente benefico e terapeutico per l’ospite, che, attraverso le naturali capacità affettive, educative e di supporto sperimentabili in famiglia, può recuperare e valorizzare le proprie capacità relazionali e di autonomia e rinforzare la propria identità.
Ma l’inserimento etero-familiare è anche stimolante per la famiglia ospitante, che, peraltro, si trova anche agevolata nella gestione del proprio bilancio economico, e crea reti sociali di mutuo-aiuto.
Infine, il progetto Iesa produce un risparmio economico per la sanità pubblica: un inserimento eterofamiliare, infatti, costa circa un terzo rispetto a un inserimento in comunità.
“Sono rimasto molto colpito – aggiunge il dottor Ardissone – dalla storia di una persona che è vissuta fin dalla nascita in orfanotrofio, poi, dai quattro anni, in manicomio e, dalla chiusura delle strutture manicomiali, in comunità. Nel 2014, per la prima volta in vita sua, a quasi sessant’anni, ha sperimentato la vita in famiglia attraverso un progetto Iesa. Per questa persona si è realizzato un sogno, e anche per gli operatori che già lo avevano conosciuto nella struttura manicomiale. Questa storia, più di molte parole, può dare testimonianza della forza vitale del progetto Iesa”.
I Centri di Salute Mentale dell’ASL TO4 organizzano, coordinano, supportano e verificano l’andamento dell’inserimento con la collaborazione di operatori qualificati dell’Associazione di promozione sociale Psicopoint. Gli operatori dell’ASL e dell’Associazione, in modo integrato, si occupano di selezionare le persone da inserire e le famiglie ospitanti, di seguire ogni fase dell’abbinamento e di accompagnare e monitorare l’inserimento, preoccupandosi del benessere della persona inserita e della famiglia ospitante.
Per diventare famiglia ospitante, bisogna avere alcuni requisiti, per esempio una stanza decorosa per l’ospite, disponibilità a collaborare con gli operatori, tempo libero, ma anche flessibilità, buona volontà e un po’ di pazienza.
Le tipologie d’inserimento previste, in base al progetto terapeutico dell’ospite e alle esigenze della famiglia, sono essenzialmente due: il cosiddetto “full time” (o “tempo pieno”), in cui la persona occupa una stanza nella casa in cui vive con la famiglia, e il “part-time” (la persona trascorre con la famiglia alcune ore nell’arco della giornata o della settimana, conservando un’altra abitazione).
I progetti di accoglienza, infine, possono svilupparsi nel breve periodo (da alcune settimane a qualche mese), nel medio periodo (non oltre i due anni) o nel lungo periodo (oltre i due anni).
Complessivamente, dal 2008, nell’ASL TO4 circa 40 persone con disturbi psichici hanno preso parte al progetto IESA: per 25 il progetto si è realizzato nel breve periodo e per 15 nel medio-lungo periodo. Ora sono inserite in famiglia, a medio-lungo termine, 12 persone (l’inserimento più vecchio risale al 2008, quello più recente al 2016). Di queste, 9 coabitano a tempo pieno con la famiglia ospitante e 3 in part-time. Delle 9 persone inserite a tempo pieno, 7 provengono da strutture residenziali. Per altre 5 persone, attualmente ancora ospiti in strutture residenziali, si sta definendo il progetto di inserimento in famiglia.
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