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Data di pubblicazione: 13/04/2016
Il “Low Back Pain” (lombalgia comune) è una tipologia di dolore tra le più frequenti in campo sanitario con un indice di assenteismo dal lavoro molto elevato (20/25% circa rispetto alle altre tipologie di diagnosi).
A dicembre 2014 la Regione Piemonte ha diffuso a tutte le Aziende sanitarie regionali proprio un PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) sul “Low Back Pain”.
Il corso di formazione, che è stato pensato e realizzato nel corso del 2015 ed è stato rivolto principalmente al personale medico, anche se era presente una piccola parte di personale infermieristico, nasce proprio dall’esigenza di trattare questa tematica in linea, tra l’altro, con quanto emanato dalla Regione Piemonte.
Per la realizzazione di tale corso è stata scelta la modalità FAD (Formazione a Distanza) e una parte residenziale conclusiva.
Il punto di forza di tale corso è stata la multidisciplinarietà e la possibilità, nell’incontro residenziale conclusivo, di un confronto diretto tra professionisti, in particolare tra operatori ospedalieri (radiologi, medici di pronto soccorso, anestesisti, etc.) e medici di famiglia.
E’ stata anche un’occasione per diffondere il PDTA sul “Low Back Pain” a tutti i medici di famiglia; infatti, tale documento è pubblicato nella sezione riservata ai medici e ai pediatri di famiglia di questo sito web, ma questa pubblicazione non è sufficiente a sensibilizzare i medici stessi su questa tematica così frequente.
Nel corso FAD sono stati presentati due casi clinici di complessità molto diversa, con necessità di approcci diversi e rivalutazioni diverse. La possibilità, nella giornata conclusiva, di condividere due modalità diverse di percorsi di cura indicativi per ciascun caso con relativi commenti, dubbi, criticità è stata molto apprezzata, anche in funzione di una restituzione del lavoro svolto.
L’acquisizione dei concetti trattati nel PDTA regionale si è dimostrata efficace e condivisa da tutti i partecipanti ai forum e alla giornata d’aula. Gli interventi hanno dimostrato che la maggior parte dei professionisti possedeva già un orientamento in linea con quanto proposto dal PDTA, che a questo punto riconosce su basi scientifiche un vero e proprio percorso di cura.
Per la valutazione dei risultati e delle considerazioni emerse dai forum di discussione e dall’incontro in aula è stata utilizzata una griglia che delinea il percorso del paziente e le attitudini dei vari professionisti nell’approccio alla lombalgia.
Nella griglia sono stati presi in esame alcuni punti “cardine“ da considerare come metodologia di presa in carico, tenendo conto della multidisciplinarità delle figure professionali coinvolte (valutazione del dolore, scelta dei farmaci da usare, esami radiologici e/o visite specialistiche richieste, importanza dell’empowerment del paziente, attività fisica e mobilizzazione, modalità di rivalutazione).
Per quanto riguarda la valutazione del dolore al primo approccio e nei successivi momenti di cura, è emersa una maggiore attitudine all’utilizzo delle scale di valutazione da parte soprattutto delle professionalità infermieristiche, che verosimilmente, anche per formazione professionale, appaiono anche molto attente al vissuto di malattia, all’ascolto del paziente e al counselling.
Non per questo i medici sottovalutano questi aspetti, ma soprattutto nella fase acuta sono volti principalmente all’anamnesi, all’esame obiettivo e alla terapia; in ogni caso emerge comunque la necessità di rafforzare e fornire informazioni corrette al paziente e ai familiari, di facilitare l’empowerment del paziente stesso e di offrirgli un percorso in cui si senta accolto e ove esista una possibilità di rivalutazione anche a breve, se necessario.
Tutti i professionisti delle varie discipline hanno concordato sull’incentivazione dell’attività fisica, anche adattata, da consigliare specialmente ai pazienti con lombalgia meccanica ricorrente senza Red Flags.
Nella discussione di questo ultimo punto emerge comunque la difficoltà dei professionisti a cambiare l’approccio allo stile di vita dei pazienti e anche a gestire correttamente il tempo fisiologico necessario alla regressione della sintomatologia senza che il paziente autonomamente si rivolga ad altri professionisti.
Tutti concordano sulla non necessità di effettuare, nelle prime fasi del processo di cura, esami radiologici di qualsiasi genere e/o visite specialistiche: in particolare la visita fisiatrica viene riconosciuta a elevato rischio di inappropriatezza, fatte salve le condizioni in cui il paziente possa beneficiare di consigli e indicazioni specifiche, soprattutto in caso di recidive o cronicizzazioni.
Le comorbilità presentate dai due casi clinici sono state adeguatamente prese in considerazione, dimostrando.............
.............Il testo completo della relazione è pubblicato in allegato
Allegati
Relazione completa
PDTA del paziente con low back pain (Allegato alla Determinazione Direzione Sanità Regione Piemonte numero 80 del 31 dicembre 2014)
Sintesi
Le cinque pratiche ad alto rischio di inappropriatezza della Società Italiana di Radiologia Medica (SIRM)
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