Vaccini anti Covid-19 a mRNA (Pfizer e Moderna)
Il vaccino Pfizer
Il vaccino Pfizer, destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019 (Covid-19) nei soggetti a partire dai 16 anni di età, ha un’efficacia stimata a circa il 95% dopo una settimana dall’iniezione della seconda dose, che è somministrata dopo 21 giorni dalla prima: questo significa che, dopo una settimana dalla seconda dose del vaccino, è evitato a circa il 95% degli adulti vaccinati di sviluppare la malattia Covid-19.
E’ conservato in ultracongelatori tra -90 e -60 gradi.
Il vaccino Moderna
Il vaccino Moderna, destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019 (Covid-19) nei soggetti a partire dai 18 anni di età, è il secondo vaccino Covid-19 autorizzato dall’Agenzia Italiana del Farmaco-AIFA in Italia (il 7 gennaio 2021), dopo il vaccino Comirnaty della Pfizer.
La sua efficacia è stimata a circa il 94% dopo due settimane dall’iniezione della seconda dose, che è somministrata dopo 28 giorni dalla prima: questo significa che, dopo due settimane dalla seconda dose del vaccino, è evitato a circa il 94% degli adulti vaccinati di sviluppare la malattia Covid-19.
E’ conservato in congelatori tra -15 e -25 gradi.
Caratteristiche, sicurezza e protezione dei vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna)
I vaccini Pfizer e Moderna sono molto simili, vengono iniettati nel muscolo della parte superiore del braccio e sono entrambi vaccini a mRNA; utilizzano cioè molecole di acido ribonucleico messaggero (mRNA) che contengono le istruzioni affinché le cellule della persona che si è vaccinata sintetizzino le proteine Spike (la “chiave” che permette l’accesso del coronavirus 2019, denominato Sars-CoV-2, nelle cellule umane). Le proteine Spike prodotte stimolano il sistema immunitario a produrre anticorpi specifici; in chi si è vaccinato e viene esposto al contagio virale, gli anticorpi così prodotti bloccano le proteine Spike e ne impediscono l’ingresso nelle cellule.
Non sono coinvolti virus interi o vivi, perciò il vaccino non può causare malattie. L’mRNA del vaccino, come tutti gli mRNA prodotti dalle cellule, non resta nell’organismo, ma si degrada poco dopo la vaccinazione.
Gli studi clinici su questi vaccini sono durati pochi mesi rispetto ai tempi abituali, ma hanno visto la partecipazione di un numero assai elevato di persone (dieci volte superiore agli standard degli studi analoghi per lo sviluppo dei vaccini). Perciò è stato possibile realizzare uno studio di grandi dimensioni, sufficienti per dimostrare efficacia e sicurezza. Non è stata saltata alcuna delle regolari fasi di verifica dell’efficacia e della sicurezza del vaccino.
La sicurezza e l’efficacia di questi vaccini sono state garantite dai necessari approfondimenti effettuati dalle Agenzie regolatorie (per l’Europa l’EMA-Agenzia Europea per i Medicinali, e successivamente, per l’Italia, l’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco).
Le reazioni avverse osservate più frequentemente nello studio di questi vaccini sono state in genere di entità lieve o moderata e si sono risolte entro pochi giorni dalla vaccinazione. Tra queste figuravano dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, brividi e febbre.
Le persone vaccinate possono comunque trasmettere l’infezione ad altre persone? Gli studi clinici condotti finora hanno permesso di valutare che la vaccinazione impedisce la manifestazione della malattia; è necessario più tempo per dimostrare se i vaccinati possano o meno trasmettere l’infezione ad altre persone. Pertanto, essere vaccinati non conferisce un “certificato di libertà”, ma occorre continuare ad adottare comportamenti corretti e misure di contenimento del rischio di infezione.
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